Quelli che cercano di guidare il popolo possono farlo soltanto seguendo la plebe.
In un tempio tutti dovrebbero essere seri, tranne colui che vi viene adorato.
Mi piacciono gli uomini che hanno un avvenire e le donne che hanno un passato.
È un errore credere che la passione che si prova nell'atto di creare si rispecchi nel creato. L'arte è sempre estranea a quanto creiamo. La forma e il colore ci parlano di forma e di colore, e nient'altro.
L'esperienza non ha alcun valore etico: è semplicemente il nome che gli uomini danno ai propri errori.
Il romanticismo si nutre di ripetizioni, e la ripetizione converte un appetito in arte.
Al popolo non resta che un monosillabo per affermare e obbedire. La sovranità gli viene lasciata solo quando è innocua o è reputata tale, cioè nei momenti di ordinaria amministrazione.
Che cosa non si è fatto davanti ai nostri occhi, o anche non proprio davanti ai nostri occhi, in nome del "popolo", che non si sarebbe potuto fare in nome di Dio o dell'umanità o del diritto!
Il popolo capisce poco ciò che è grande, cioè: la creazione. Ma esso ha comprensione per tutti gli attori e i commedianti delle grandi cause.
La natura dei popoli è prima cruda, poi severa, quindi benigna, appresso delicata, finalmente dissoluta.
Il popolo è fatto di molti vuoti zeri, cui volentieri s'aggiunge chi si sente una cifra.
Il popolo non può capire la burocrazia: può solo adorare gli idoli nazionali.
Il popolo freme, sussurra, si accalca, brontola, strepita, acclama, fischia, deride, dileggia, minaccia, ondeggia, schiamazza, si indigna, avanza. E poi torna a casa per cena.
Se i popoli si conoscessero meglio, si odierebbero di più.
Il destino dei popoli è determinato dal loro carattere e non dai loro governi.