L'amore non è mai «concluso» e completato; si trasforma nel corso della vita, matura e proprio per questo rimane fedele a se stesso.
— Papa Benedetto XVI
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La nostra interpretazione
L’idea espressa mette al centro un amore che non è un traguardo da conquistare una volta per tutte, ma un cammino che attraversa il tempo e le stagioni dell’esistenza. L’amore autentico non conosce uno stato definitivo in cui tutto è sistemato e immobile; al contrario, vive di trasformazioni, di prove, di cambiamenti interiori. Cresce insieme alle persone coinvolte, si confronta con la fragilità, la sofferenza, le differenze di carattere e di storia, e proprio in questo processo si affina e si purifica. Non si tratta di un sentimento statico, legato solo all’entusiasmo iniziale, ma di una realtà dinamica che matura e si approfondisce.
La fedeltà non viene vista come semplice ripetizione di ciò che era all’inizio, ma come capacità di rimanere se stessi mentre si cambia, di custodire il nucleo originario anche quando le forme esterne si modificano. L’amore che dura nel tempo non è quello che rifiuta ogni trasformazione, bensì quello che permette a tali trasformazioni di renderlo più vero, più responsabile, più libero da egoismi e idealizzazioni ingenue. Così, ciò che sembra mutare in superficie conserva una continuità profonda: il legame resta fedele proprio perché accetta di maturare, di rinnovarsi, di imparare a donarsi in modi sempre più consapevoli e discreti. In questo senso, la vera continuità dell’amore non è nell’immobilità, ma in una crescita che custodisce il suo cuore originario.
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