La sollecitudine di accostare i fratelli non deve tradursi in una attenuazione, in una diminuzione della verità. Il nostro dialogo non può essere una debolezza rispetto all'impegno verso la nostra fede.
Legittimo è il desiderio del necessario, e il lavoro per arrivarci è un dovere: «se qualcuno si rifiuta di lavorare, non deve neanche mangiare».
I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell'opulenza. La chiesa trasale davanti a questo grido d'angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello.
Il lavoro è umano solo se resta intelligente e libero.
Col Vaticano II ci aspettavamo la primavera e invece è venuto l'inverno.
Nel giro di pochissimo tempo si è ritrovato con il denaro per fare tutto quello che voleva, con la fama mondiale, e tutte le donne ai suoi piedi. Il successo ottenuto così rapidamente è una cosa terribile. Soprattutto per una persona estremamente vulnerabile.
La globalizzazione è una procedura che permette ai potenti di sfruttare i deboli.
La debolezza è il solo difetto che non si saprebbe correggere.
La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza.
Hai trasformato le tue debolezze, i tuoi timori e le tue paure in ideologia, godi nel sentirti un errore unico della natura, ma in fondo sei banale.
Mi ha aggredito, con un tono brusco. La tipica forza dei deboli.
I deboli sono carne da macello da usare quando servono a mettere in crisi il potere avverso e da sacrificare quando non servono più.
Dev'essere un sistema molto fragile se basta una manciata di bacche a farlo crollare.
Sono buddista perché sono cosciente della mia debolezza. Sono cristiano perché confesso la mia debolezza. Sono ebreo perché mi prendo gioco della mia debolezza. Sono musulmano perché mi batto contro la mia debolezza. Sono ateo se Dio non ha debolezze.
Non ci può essere vulnerabilità senza rischio; non ci può essere comunità senza vulnerabilità; non ci può essere pace, e infine neanche la vita senza la comunità.
Gesù non intende il dialogo come una concessione che falsifica la verità.
Il dialogo è importante solo se ci arricchisce, se chiarisce idee che ci aiutano a percorrere meglio il cammino della nostra esistenza.
La prima condizione perché il dialogo sia possibile è il rispetto reciproco, che implica il dovere di comprendere lealmente ciò che l'altro dice.
Il dialogo è indispensabile per la ricerca dell'unità, ma a condizione che non si compiaccia nella immobilità di una pace confessionale.
Il dialogo con le altre religioni è condivisione. Non c'è bisogno quasi di parole. Il dialogo è vita vissuta.
Vi sono molti per i quali il dialogo è un'ancora di salvezza a tal punto che, quando è finito, sprofondano in una certa disperazione.
Il dialogo dovrebbe essere semplicemente un suono fra gli altri, solo qualcosa che esce dalla bocca delle persone, i cui occhi raccontano la storia per mezzo di espressioni visive.
Il dialogo planetario rende i ragazzi molto forti e molto creativi.
Ci si trascina di notte per le vie e si parla tra sé. Il dialogo alligna di giorno e risuona dei suoi traffici ignobili. Di notte si monologa. Come dei re.
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