Gli eroi sono più inclini all'autocitazione che all'autocritica.— Peter Schneider
Gli eroi sono più inclini all'autocitazione che all'autocritica.
Gli scrittori e gli intellettuali reclamano da qualche tempo, spesso e volentieri, di essere catalogati fra le specie in via di estensione. Può anche darsi che lo siano. Però, per amore della completezza, occorre anche aggiungere che costituiscono anche una delle specie più pericolose.
Le uniche cose che meritano discussione e interesse non sono i tentativi di dimostrare di avere avuto ragione, ma gli errori commessi e gli aspetti che non si conoscevano.
Diventare un eroe è come vincere la professione più corta sulla terra.
Uno non può fare l'eroe tutta la vita. Anzi, il più delle volte non può farlo per più di 10 minuti. Certo, in quei dieci minuti si vedono le cose diversamente.
L'eroe antico era quello che affrontava la morte: l'eroe moderno è colui che accetta la vita.
Gli eroi, d'altro canto, hanno certi privilegi. Possono andare ovunque, sfidare chiunque, purché abbiano il coraggio e la forza di farlo.
I veri eroi non sono mai perfetti come le leggende che li circondano.
L'imbecille finisce dove comincia l'eroe.
Un eroe è chi fa quello che può.
Qualsiasi idiota è capace di prendere una tigre per i coglioni, ma ci vuole un eroe per continuare a stringere.
Guerre, conflitti, tutti affari. Un omicidio è delinquenza, un milione è eroismo. Il numero legalizza.
Che cosa rende eroici? Muovere incontro al proprio supremo dolore e insieme alla propria suprema speranza.