Fare il proprio dovere val meglio dell'eroismo.
Noi della bellezza crediamo materia la verità morale.
Quante rivoluzioni felicemente iniziate, non vedemmo noi o fallire il momento dopo per inettitudine degli uomini, o riuscire a meschinissimi effetti per l'accorto aspettare dei nemici, e per la improvvida fiducia dei trionfanti?
In Italia la letteratura ebbe sempre grandissima importanza, e l'arte e il sentimento del bello furono gli stromenti della sua rinascenza, come della inglese la morale seria e positiva, della francese lo spirito e la ragione.
Nelle prime tradizioni dell'Asia media scorgi la natura de' paesi i più esposti alle rivoluzioni; ed oggi ancora, come su que' primordi, la Persia e l'India sono preda del primo avventuriero che osi stendervi la mano.
La democrazia fondata sull'uguaglianza assoluta è la più assoluta tirannide.
L'imbecille finisce dove comincia l'eroe.
Apparenza dell'eroismo. Gettarsi in mezzo ai nemici può essere il segno distintivo della viltà.
L'eroe è colui il quale fa da solo ciò che altri dovrebbero fare: è dunque l'espressione del paese che si rassegna, delle genti in cui la coscienza individuale è debole ; che non sono ancora entrate nella civiltà, o che vi sono entrate male.
L'eroe è sempre quello che resta, e il colpevole chi abbandona il campo.
Uno non può fare l'eroe tutta la vita. Anzi, il più delle volte non può farlo per più di 10 minuti. Certo, in quei dieci minuti si vedono le cose diversamente.
Un eroe è chi fa quello che può.
L'eroe antico era quello che affrontava la morte: l'eroe moderno è colui che accetta la vita.
Il bisogno dell'America non è l'eroismo ma la guarigione; non panacee, ma la normalità; non la rivoluzione ma il restauro.
Prima usavamo santificare i nostri eroi. L'orientamento moderno è quello di volgarizzarli. Edizioni economiche di grandi libri possono essere deliziose, ma edizioni economiche di grandi uomini sono assolutamente detestabili.