Tutti son buoni a far gli eroi con la pelle degli altri.— Curzio Malaparte
Tutti son buoni a far gli eroi con la pelle degli altri.
La libertà di un popolo si misura principalmente dal grado di libertà degli scrittori.
Un bordello ci vuole, in una città per bene: come ci vuole il Municipio, il Tribunale, le carceri, l'ospedale, il cimitero, e il Monte di Pietà.
La morte è senza mistero, come la vita. È una necessità: poiché è necessario vivere.
A nessuno piace esser tradito da un amico, anche perché ciascuno sa che tradire un amico è il più grande e invidiabile dei piaceri, e perciò il primo a invidiarti questo piacere è l'amico che tu tradisci.
L'imbecille finisce dove comincia l'eroe.
Non conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci. E se siamo fedeli al nostro compito arriva al cielo la nostra statura. L'eroismo che allora recitiamo sarebbe quotidiano, se noi stessi non c'incurvassimo di cubiti per la paura di essere dei re.
L'adorazione dell'eroe è più forte dove c'è meno riguardo per la libertà umana.
Ecco la verità: il vero eroismo non riceve ovazioni, non intrattiene nessuno. Nessuno fa la fila per vederlo. Nessuno se ne interessa.
L'eroe della storia è colui che nella città punta la lancia nella gola del drago, e nella solitudine tiene con sé il leone nel pieno delle sue forze, accettandolo come custode e genio domestico, ma senza nascondersi la sua natura di belva.
La dolorosa meraviglia che ci procura ogni rilettura dei grandi tragici è che i loro eroi, che avrebbero potuto sfuggire a un fato atroce, per debolezza o cecità non capiscono a cosa vanno incontro, e precipitano nell'abisso che si sono scavati con le proprie mani.
I veri eroi non sono mai perfetti come le leggende che li circondano.
Essere un eroe ha il suo prezzo.
Fare il proprio dovere val meglio dell'eroismo.