Ogni vero eroe sa portare il peso dei colpi che subisce.
Solo una città che ritrova l'ambizione della propria identità civica - pensata come sintesi viva delle sue tante originalità - può tornare a fare appassionare al bene comune e a suscitare il desiderio di una partecipazione responsabile.
Eroe o pezzo di fango, non c'era via di mezzo per me, per l'uomo comune, dico, è vergogna infangarsi, ma l'eroe sta troppo in alto perché si possa infangare del tutto, per conseguenza si può stare nel fango.
Il vero eroe alla fine muore. Quelli che restano sono i filosofi.
Io ho un problema con gli eroi in generale: non mi piacciono. Non amo l'eroe buono, positivo, nemmeno quello mitologico che incarna in sé la morale, la giustezza della vita.
L'eroe non è colui che non cade mai ma colui che una volta caduto trova il coraggio di rialzarsi.
Gli eroi sono eroi perché il loro comportamento è eroico, non perché vincano o perdano.
Conobbi un uomo che all'ora della sveglia balzava subito dal letto e faceva un bagno freddo. Ma questo eroismo non serviva a nulla perché, dopo il bagno, doveva saltare di nuovo dentro al letto per scaldarsi.
Qualsiasi idiota è capace di prendere una tigre per i coglioni, ma ci vuole un eroe per continuare a stringere.
È concesso anche a un eroe morente chiedersi prima di morire come parleranno di lui gli uomini dopo la sua morte.
L'autentico eroismo è sicuramente sobrio, privo di drammi. Non è il bisogno di superare gli altri a qualunque costo, ma il bisogno di servire gli altri a qualunque costo.
Nel piccolo italiano medio c'è una zona nobile, un soprassalto di dignità che non arriva all'eroismo ma che lo spinge ad agire, anche solo con una dimostrazione di affetto e di appoggio all'amico.