Per essere poeti, bisogna avere molto tempo.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
Per amare la cultura occorre una forte vitalità. Perché la cultura in senso specifico o, meglio, classista è un possesso: e niente necessita di una più accanita e matta energia che il desiderio di possesso.
Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
I primi ricordi della vita sono ricordi visivi. La vita, nel ricordo, diventa un film muto.
Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole.
Il poeta è un imitatore, come il pittore o qualunque altro artista che produca delle immagini. Perciò egli deve necessariamente seguire una delle tre maniere di imitare: deve rappresentare le cose o come furono o sono realmente, o come si dice e si crede che siano, o come dovrebbero essere.
Un tempo il calzolaio aveva un rapporto personale con i suoi stivali; oggi il poeta non ne ha nessuno con le sue esperienze.
I poeti cercano l'ispirazione lontano, mentre essa è nel cuore.
Il vero poeta non deve avere parenti.
Essere poeta non è una mia ambizione. È la mia maniera di stare solo.
I poeti hanno abbellito agli occhi, alla memoria, al pensiero degli uomini, la terra, il mare, il cielo, l'amore, il dolore, la virtù; e gli uomini non sanno il loro nome.
I poeti hanno dentro di sé un riflettore, l'osservazione; e un condensatore, la commozione. Di qui derivano quei grandi fasci luminosi che escono dal loro cervello e fiammeggiano sulla tenebrosa muraglia umana.
Il poeta è un bugiardo che dice sempre la verità.
Non è poeta chi non è buono a rifare perpetuamente dentro di sé le illusioni.
Un attributo dell'ignoranza, l'autoinganno, potrebbe essere necessario al poeta per sopravvivere.