Nessun male può accadere ad un uomo giusto, sia durante la vita che dopo la morte.
Tutto ciò che inganna sembra sprigionare da un incantesimo.
Gli uomini si associano tra loro per le varie necessità di cui hanno bisogno; e quando hanno raccolto in un'unica sede molte persone per ricevere aiuto dalla comunanza reciproca, nasce quella coabitazione cui diamo il nome di città.
Non si possono concepire i molti senza l'uno.
Solo i morti hanno visto la fine della guerra.
L'astronomia costringe l'anima a guardare oltre e ci conduce da un mondo ad un altro.
Il concetto di rappresentare il male e poi distruggerlo è considerato importante, ma penso che ormai sia marcio. Questa idea che ogni volta che succede qualcosa di male, qualcuno in particolare può essere accusato e punito, nella vita così come nella politica non trova speranza.
Ognuno guarda i mali altrui con altro occhio che non guardi i suoi.
Il filosofo rimane confuso, vedendo quanti mali bisogna tollerare, e quanti talvolta favorire, perché il male non cresca fuor di misura.
C'è chi non ha mai fatto male solo perché non ne ha avuta l'occasione.
Non è necessario credere in una fonte sovrannaturale del male: gli uomini da soli sono perfettamente capaci di qualsiasi malvagità.
I mali incerti sono quelli che ci tormentano di più.
I mali sono meno dannosi alla felicità che la noia.
Nessuno, vedendo il male, lo preferisce, ma ne rimane ingannato, parendogli un bene rispetto al male peggiore.
C'è una certa solidarietà e un'infamia condivisa tra il governo che fa il male e il popolo che lo lascia fare. Soffrire è una cosa venerabile, subire è una cosa disprezzabile.
Scusare il male significa moltiplicarlo.