L'avarizia è naturale. Percorri pure tutta la città, le piazze, le case, i templi: se qualcuno affermerà di non volere più di quello che gli basti --- la natura infatti è contenta di poco --- ritieni di avere trovato la fenice.
Di chi è meglio che sia piena la città: di ricchi, che coi loro mezzi aiutano sé e gli altri, o di poveri, che né a sé né agli altri sono di aiuto?
Allo Stato il denaro è necessario come i nervi che lo sostengono, e quando vi siano numerosi gli avari, essi devono esser considerati come la base e il fondamento di quello.
Il taccagno è un avaro che recita male la propria parte.
L'avaro spende lo stretto necessario: il prodigo, tutto il superfluo.
Se denaro è simbolo di escrementi, l'avarizia non è che una forma di coprofagia.
Piangiamo sulla povertà, ma non inteneriamoci per l'avarizia nemmeno se è l'avarizia di un povero.
Che cos'è l'avarizia? È un continuo vivere in miseria per paura della miseria.
Il più grande piacere per un avaro è la rinuncia a un piacere.
L'uomo economo è il più ricco degli uomini, ma l'avaro è il più povero.
La gratitudine guarda al passato e l'amore al presente; paura, avarizia, lussuria e ambizione guardano al futuro.
L'avaro diventa ricco facendo mostra di essere povero, mentre il prodigo s'impoverisce facendo mostra di essere ricco.
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