Un cauto e prudente autocontrollo è la radice della saggezza.
Alcuni hanno carne e non possono mangiare, alcuni non possono mangiare ciò che desiderano. Ma noi abbiamo carne e possiamo mangiare, così che sia ringraziato il Signore.
La saggezza, se mai si raggiunga, non deve imperare accigliata e crudele, ma saper sorridere, indulgente, nella sua forza, anche al pizzico di follia libera, disinteressata, geniale che arricchisce la vita e alimenta l'arte.
È proprio dell'uomo saggio sopportare bene i colpi della sorte.
Il saggio non può perdere nulla; tutto ha riposto in sé, non affida nulla alla fortuna, ha i suoi beni al sicuro, appagato della virtù.
Non c'è mai stato un uomo così coraggioso che non si sia qualche volta trasformato, in tutto in parte, in codardo; o così saggio che non fosse, preso da capo a piedi, anche sciocco, se sapevi dove andare a guardare; o così buono che nulla di lui fosse spregevole.
Il dubbio è un aiuto alla saggezza.
La speranza anima il saggio, alletta il presuntuoso e l'indolente, che riposano sconsideratamente sulle sue promesse.
La più sottile follia è fatta della più sottile saggezza.
Il sapiente non è colui che conosce gli inesistenti valori assoluti, ma colui che conosce questo relativo più utile, più conveniente e più opportuno, e lo sa attuare e fare attuare.
Un amante saggio, come un buon cuoco, è uno che sa quando il fuoco è spento.
Quattro sono le cose che a conoscerle mi hanno resa più saggia: l'ozio, il dolore, un amico, e un nemico.