L’inizio di un sentimento è spesso accompagnato da segni evidenti: entusiasmo, curiosità, desiderio di stare insieme, senso di novità. Tutto sembra chiaro e luminoso, come se qualcosa si accendesse all’improvviso nella vita di una persona. Quando un legame nasce, di solito è facile riconoscerlo, dargli un nome, percepirne la forza. Il cuore si accorge subito di ciò che sta cambiando. Molto più complesso è cogliere il momento in cui quel sentimento si spegne o si trasforma in qualcos’altro. La fine non è quasi mai un evento improvviso, ma un lento scivolare: abitudini che sostituiscono la passione, silenzi che rimpiazzano le parole, presenze che diventano distanze. Si continua spesso a chiamare “amore” qualcosa che non lo è più, per paura di ammettere una perdita, per fedeltà al passato o per timore della solitudine. C’è una zona grigia in cui non si sa più se si ama ancora oppure no. In quella zona ci si interroga, si rimanda, ci si aggrappa ai ricordi. Riconoscere l’inizio è facile perché è fatto di slanci; riconoscere la fine richiede coraggio, lucidità e sincerità verso se stessi. È un atto doloroso ma necessario per non restare prigionieri di ciò che è già finito, pur continuando a vivere nella sua ombra.