Alto e Glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio.— San Francesco d'Assisi
Alto e Glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio.
Fai attenzione a come pensi e a come parli, perché può trasformarsi nella profezia della tua vita.
Guardate l'umiltà di Dio, e aprite davanti a Lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché Egli vi esalti. Nulla, dunque, di voi tenete per voi, affinché vi accolga tutti Colui che a voi si dà tutto.
Desidero poco e quel poco che desidero, lo desidero poco.
Badate alla vostra dignità, fratelli sacerdoti, e siate santi perché egli è santo.
La vera gloria consiste nel fare ciò che merita di essere scritto, nello scrivere ciò che merita di essere letto; e nel vivere in modo da rendere il mondo più felice per il fatto che ci stiamo vivendo.
La gloria è come le lucciole, che da lontano brillano ma viste da vicino non hanno né testa né luce.
Sono stati sempre poeti, uomini innamorati della gloria, a cantarne la vanità.
Nell'universale miseria della condizione umana, e nell'infinita vanità di ogni suo diletto e vantaggio, la gloria è giudicata dalla miglior parte degli uomini il maggior bene che sia concesso ai mortali, e il più degno oggetto che questi possano proporre alle cure e alle azioni loro.
La gloria è una forma d'incomprensione, forse la peggiore.
La gloria è l'ombra della virtù: la seguirà anche contro il suo volere.
Quanti addendi di crimini, di miseria, di schiavitù, occorrono per formare quel totale che si chiama la gloria.
Tra la gloria e la celebrità passa la stessa differenza che tra una dea e una pettegola.
Sotto la buona volontà, dietro il desiderio di mostrare come stiano veramente le cose, spesso succede di trovare l'ansia di celebrare se stessi, di raggiungere la gloria, qualcosa che ha a che fare con il proprio ego.
La gloria, quanto più dovrà durare, tanto tardi giungerà.