Vuoi disprezzare il piacere del cibo? Guarda che fine fa.— Lucio Anneo Seneca
Vuoi disprezzare il piacere del cibo? Guarda che fine fa.
Abbiate soprattutto il desiderio di separare le cose dal rumore che esse fanno.
Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla.
Un pilota abile naviga pure se la velatura è a brandelli e, se ha perso le sartie, segue ugualmente la rotta con quel che resta della nave.
Chi è più infelice dell'uomo che dimentica i benefici e ricorda i torti?
Moriamo peggiori di quando siamo nati. La colpa è nostra, non della natura.
Non si dovrebbe ritornare al cibo altro che quando lo stomaco chiama con insistenza soccorso.
Detesto l'uomo che manda giù il suo cibo non sapendo che cosa mangia. Dubito del suo gusto in cose più importanti.
Il cibo è simbolo della sicurezza, assieme al tetto che ci ripara.
È proprio di uno stomaco viziato assaggiare molte cose: la varietà di cibi non nutre, intossica.
Per essere certi di venir accolti con favore dagli uomini, è meglio offrire loro del cibo per lo stomaco che per la mente.
Cavolo: ortaggio familiare ai nostri orti e alle nostre cucine, grosso e saggio all'incirca quanto la testa di un uomo.
Solo chi non ha fame è in grado di giudicare la qualità del cibo.
I piaceri del palato sono simili ai ladri egiziani, che strangolano con un abbraccio.
Quello che è cibo per un uomo è veleno per un altro.
Non mangio mai ostriche. Il cibo mi piace morto. Non malato, né ferito, morto.