Chi rifiuta e basta è schiavo di ciò che odia, non discepolo di ciò che ama.

Simone Perotti
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La nostra interpretazione

Il pensiero espresso mette a fuoco una differenza sottile ma decisiva tra vivere guidati dall’odio e vivere orientati dall’amore. Chi imposta la propria identità sul rifiuto, sulla negazione e sulla contrapposizione continua si illude di essere libero, ribelle, indipendente. In realtà resta legato, quasi incatenato, proprio a ciò che respinge. L’oggetto dell’odio occupa spazio interiore, assorbe energie, determina reazioni e scelte. Si diventa reattivi anziché creativi, mossi da ciò che non si sopporta, invece che da ciò in cui si crede davvero. Al contrario, seguire ciò che si ama significa mettere al centro un orientamento positivo: un valore, un ideale, una passione, una forma di bene che guida i passi. L’amore, inteso come autentica dedizione verso qualcosa di costruttivo, emancipa dal bisogno di opporsi continuamente. Invece di definire se stessi contro qualcuno o qualcosa, ci si definisce a partire da ciò che si desidera edificare. Ne consegue una libertà più matura: non più prigionieri della propria avversione, ma discepoli convinti di una direzione scelta, nutrita, coltivata nel profondo. Così il vero amore, per persone, idee o progetti, non è fuga dal conflitto, ma capacità di non farsi dominare dall’odio, trasformando l’energia distruttiva in impegno creativo e responsabile.

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