L'autorità, non la verità, fa la legge.
L'esaltazione degli antichi scrittori procede non dalla reverenza per i morti, ma dallo spirito di rivalità e dalla reciproca invidia dei vivi.
È il potere, non la verità che crea le leggi.
La curiosità è un desiderio della mente.
La gloria improvvisa è la passione che causa quelle smorfie chiamate risate.
Chi disputa allegando l'autorità, non adopra l'ingegno, ma piuttosto la memoria.
L'autorità dimentica un re morente.
Lo stato autoritario ha un interesse immenso nella famiglia autoritaria: "essa è diventata la sua fabbrica strutturale ed ideologica" .
Chi gode d'una ferma autorità presto apprende che la sicurezza, e non il progresso, è la più grande lezione nell'arte del governo.
Le autorità sia laiche sia religiose non sono riuscite nell'intento di istituire un codice morale, ma non si può contraddire il fatto ovvio che abbiano contribuito a creare le condizioni perché ciò avvenga concretamente.
Il principio di autorità permane anche nelle nostre società, non solo per gli ignoranti, non solo per le materie di religione e di morale, ma anche riguardo alle scienze, per i rami di queste che un individuo non ha studiato specialmente.
L'autorità è sempre degradante: degrada sia coloro che la esercitano, sia coloro che la subiscono.
L'autorità avvelena chiunque l'assume su se stesso.
Nessuna moralità può fondarsi sull'autorità, anche se l'autorità fosse divina.
La competenza senza autorità è altrettanto impotente dell'autorità senza competenza.