Lo scrittore è un uomo che più di chiunque altro ha difficoltà a scrivere.— Thomas Mann
Lo scrittore è un uomo che più di chiunque altro ha difficoltà a scrivere.
Nel colmo dell'estate un comune giovanotto partito da Amburgo, sua città natale, se ne andava a Davos-Platz, nei Grigioni, per un soggiorno di tre settimane.
La tolleranza diventa un crimine quando si applica al male.
Il tempo raffredda, il tempo chiarifica; nessuno stato d'animo si può mantenere del tutto inalterato nello scorrere delle ore.
La morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive.
L'apoliticità non esiste. Tutto è politica.
Conosciuti bisogna diventare. E se uno scrittore resta abbastanza a lungo uno sconosciuto, di solito c'è una buona ragione.
Uno scrittore non si contenta di avere successo. Per essere realmente in pace con se stesso ha bisogno dell'insuccesso altrui.
Molti scrittori hanno necessità di ferite, ciascuna fisica o spirituale.
Una vocazione genuina porta lo scrittore a scrivere solo per sé: dapprima per orgoglio, poi per umiltà.
Un buon scrittore non precisa mai.
Gli scrittori non dovrebbero sforzarsi di imitare il modo di guardare le cose di qualcun altro. Non funzionerebbe.
Gli scrittori dovrebbero scrivere i libri come se dovessero essere decapitati il giorno che l'hanno finito.
Uno scrittore impegnato non è come uno scrittore solenne.
Gli scrittori di romanzi insegnano al lettore a considerare il mondo come una domanda.
Il compito primordiale dello scrittore di oggi è di essere «mitoclasta».