A tante sciagure ha potuto indurre la religione.
La vita è una lunga battaglia nelle tenebre.
A volte, come i bambini che hanno timore del buio, così noi temiamo, alla luce del giorno, per cose altrettanto inconsistenti di quelle di cui al buio ha paura il bambino.
Quello che è cibo per un uomo è veleno per un altro.
Poiché l'universo, oltre i limiti di questo nostro mondo, è infinito, la mente vuole sapere che cosa vi sia al di là, fin dove essa riesce a spingersi con la sua intelligenza.
A volte da una sola scintilla scoppia un incendio.
La religione è finita. Non c'è più nessuno che si vanti di aver portato a letto una suora.
Pretendere che anche uno spirito grande uno Shakespeare, un Goethe faccia entrare nella propria convinzione, i dogmi di una qualche religione, è come pretendere che un gigante calzi la scarpa di un nano.
Alcuni, per salvarsi dalla superstizione, finiscono col cadere in un ateismo rigido ed ostinato, varcando d'un balzo la vera religiosità, che sta nel mezzo.
Nella cosiddetta deferenza religiosa vibra costantemente un che di bizantino, se non addirittura di vile.
Di solito la gente è infastidita da quei passi della Bibbia che non comprende, mentre i passi che infastidiscono me sono quelli che comprendo.
La religione e il clero sono state e forse resteranno, ancora per lungo tempo, tra i più importanti nemici del progresso e della libertà.
La religione non spiega nulla, complica tutto.
Le fedi religiose non sono irrazionali, perché distinguono ciò che può essere oggetto di dimostrazione razionale da ciò che può essere oggetto di esperienza di fede.
L'abolizione della religione come felicità illusoria del popolo è necessaria per la sua felicità reale.
La religione di Gesù Cristo, annunciata da ignoranti, ha fatto i primi cristiani. La stessa religione, predicata da dotti, oggi fa soltanto degli increduli.