Talora uno scrittore, per dire troppo, diventa più comico dei suoi personaggi.
Lo stupido può anche dire una cosa giusta, ma per ragioni sbagliate.
È bello qualcosa che, se fosse nostro, ci rallegrerebbe, ma che rimane tale anche se appartiene a qualcun altro.
Nulla è più fugace della forma esteriore, che appassisce e muta come i fiori di campo all'apparire dell'autunno.
Tale è la forza del vero che, come il bene, è diffusivo di sé.
Sa che si può essere ossessionati dal rimorso tutta la vita, non per aver scelto l'errore, di cui almeno ci si può pentire, ma per essersi trovati nell'impossibilità di provare a sé stessi che non si sarebbe scelto l'errore.
I grandi scrittori non sono fatti per subire la legge dei grammatici, ma per imporre la loro.
Conosciuti bisogna diventare. E se uno scrittore resta abbastanza a lungo uno sconosciuto, di solito c'è una buona ragione.
Gli scrittori non dovrebbero sforzarsi di imitare il modo di guardare le cose di qualcun altro. Non funzionerebbe.
Grande scrittore è quello che intinge in inchiostro infernale la penna che strappa dall'ala di un arcangelo.
Lo scrittore deve insegnare a se stesso che la cosa più vile è aver paura.
Lo scrittore deve darsi intero, soltanto a traiettoria conclusa si potrà giudicare in che punto di essa si è messo meglio a fuoco.
Lo scrittore è essenzialmente un uomo che non si rassegna alla solitudine.
Uno scrittore impegnato non è come uno scrittore solenne.
L'esperienza da Scrittore mi ha insegnato che l'esperienza che hai fatto con i cattivi è ancora niente rispetto all'esperienza cui potresti andare incontro con i buoni.