Talora uno scrittore, per dire troppo, diventa più comico dei suoi personaggi.— Umberto Eco
Talora uno scrittore, per dire troppo, diventa più comico dei suoi personaggi.
Viene un momento in cui qualcosa si spezza dentro, e non si ha più né energia né volontà. Dicono che bisogna vivere, ma vivere è un problema che alla lunga conduce al suicidio.
Tutti possono dire cose sbagliate, basta che le ragioni siano giuste.
L'America ha un'incredibile capacità di storicizzare il passato prossimo.
L'eroe vero è sempre eroe per sbaglio, il suo sogno sarebbe di essere un onesto vigliacco come tutti.
La mentalità magica vede solo un processo, il cortocircuito sempre trionfante tra la causa presunta e l'effetto sperato.
Lo scrittore deve adescare, non deve raccontare niente, non ha nessun compito di trasmettere verità.
Bisogna leggere due volte tutti gli scrittori, i buoni e i cattivi. Si riconosceranno i primi, si smaschereranno i secondi.
Non chiedete a uno scrittore di canzoni che cosa ha pensato, che cosa ha sentito prima dell'opera: è proprio per non volerverlo dire che si è messo a scrivere. La risposta è nell'opera.
Ci sono due specie di scrittori. Quelli che lo sono, e quelli che non lo sono. Nei primi forma e contenuto stanno insieme come anima e corpo, negli altri forma e contenuto vanno insieme come corpo e vestito.
Nessun uomo andrebbe mai a cercarsi una scrittrice. Sono come i debiti. Passano le giornate a sognare invece di cucinare. Pensano ai libri invece che ai bambini. Si dimenticano di pulire la casa.
L'autore ragionevole non scrive per nessun'altra posterità che per la propria, cioè per la propria vecchiaia, per potere anche allora provar diletto di sé.
Il dovere dello scrittore è contemplare l'esistenza, non dissolversi in essa.
Grande scrittore è quello che intinge in inchiostro infernale la penna che strappa dall'ala di un arcangelo.
Anche allo scrittore più onesto scappa una parola di troppo, quando vuole arrotondare un periodo.
In generale, gli scrittori sono convinti segretamente di essere letti da Dio.