Nell'uomo civile moderno convivono un bimbo, un selvaggio e una bestia.
Quando ascoltiamo qualcuno, ascoltiamo sempre il discorso di due persone: quello del nostro interlocutore e quello che noi facciamo a noi stessi mentre ascoltiamo.
Ormai in dio non crede più nessuno, neppure i credenti.
A chi possiede una grande bellezza, siamo pronti a giustificare qualunque cosa, eccetto una grande intelligenza.
Si fa secondo ciò che si è.
Il depresso è uno che non riuscendo a porre freno alla propria infelicità ne rimane a lungo sopraffatto.
Accettare la civiltà quale essa è significa praticamente accettare la decadenza.
La civiltà vuole che si auguri il buon giorno a uno che volentieri si manderebbe al diavolo; ed essere bene educati vuol dire appunto esser commedianti.
Il compito principale della civiltà, la sua propria ragion d'essere, è di difenderci contro la natura.
Scopo della civiltà, non è il progresso della scienza e delle macchine, ma dell'uomo.
La razza umana finirà per eccesso di civiltà.
Se la civiltà non è nel cuore dell'uomo, ebbene, essa non è da nessuna parte.
Con il progredire della civiltà l'uomo si fa sempre più debole.
La civiltà è un illimitato moltiplicarsi di inutili necessità.
La nostra civiltà è ancora in una fase intermedia: non del tutto bestia, perché non è più interamente guidata dall'istinto; non del tutto umana, perché non è ancora interamente guidata dalla ragione.
I comodi sono la sola cosa che può darci la nostra civiltà.