Il giornale è un libro diminuito, come il libro è un giornale ampliato.
Buoni giornali e pochi (giacché il buono non può mai esser molto) sono la manna di una nazione.
Chi abusa del bene lo rende malefico, e chi non sa prevalersene, né, maneggiandolo a proposito qual capitale vivo, farlo fruttare, lo rende inutile.
La moltitudine dei giornali è la letteratura e la tirannide degl'ignoranti.
I giornali sono pieni di sacrifici umani: li inscatolano, li rendono accettabili per i lettori; in un certo senso li ritualizzano. La cronaca è un bollettino di esecuzioni.
I giornalisti sono scrittori, come gl'imbianchini sono pittori.
I giornali seguono tutti politiche diverse, per cui, come è ovvio, devono dare notizie diverse.
Un vero giornalista: spiega benissimo quello che non sa.
Tutti i giornalisti sono, per via del loro mestiere, degli allarmisti; è il loro modo di rendersi interessanti.
Io del giornale leggo sempre i necrologi e i cinema. Se è morto qualcuno che conosco vado al funerale. Se no vado al cinema.
Non sono le notizie che fanno il giornale, ma il giornale che fa le notizie.
Non sono un giornalista, sono un giornalaio.
Il pettegolezzo diverte solo noi giornalisti: ce la cantiamo e ce la suoniamo.
Io non amo la stampa. Non ho simpatia per la superficialità ed inesattezza.