La fame dà i cattivi consigli.
Da un solo crimine conosci la nazione.
Agli arditi la fortuna è amica.
La virtù è ancor più gradita se splende in un bel corpo.
Tutto vince il lavoro improbo, e nelle strettezze miseria che urge.
La fortuna aiuta gli audaci.
L'uomo è ricco da quando ha familiarizzato con la penuria.
La grandezza dell'uomo sta in questo: che ha coscienza della propria miseria.
La mendicante alla signora grassa e ricca: "Per favore, non mangio da tre giorni". L'altra: "Avessi io la tua forza di volontà!".
Ogni bambino ha in sè lo spirito della creazione. La spazzatura della vita soffoca spesso tale spirito attraverso le piaghe e la miseria dell'anima.
La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature.
Colui che è affamato non ha scelta. Il suo spirito non proviene da dove lui vorrebbe, ma viene dalla fame.
La sensazione che provocano le casupole infime, sudice, infette, barcollanti tra rigagnoli e immondizie, è stranamente liberatrice: non c'è alcun tentativo di velare, di nascondere, di eludere la fondamentale sporcizia dell'esistere, la sua qualità escrementizia e torbida.
Non si potrà costruire quell'ordine internazionale, realmente improntato a giustizia e solidarietà, che è nell'auspicio di tutti, se continuerà a prevalere il profitto a tutti i costi concentrato nelle mani di pochi, mentre il resto dell'umanità soffre nella miseria e nell'abbandono.
La coscienza ci assicura, che meglio è la generosità con la miseria, che la dappocaggine con la contentezza.
Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra.