La scuola della povertà è la nulrice dei grandi animi.— Vittorio Bersezio
La scuola della povertà è la nulrice dei grandi animi.
Iddio nella nostra faccia ha stampato l'immagine del nostro spirito, e dello sguardo ne ha fatto --- è vecchio dettato --- lo specchio dell'anima.
Dio ci volle nascosta l'anima al riparo dal nostro indiscreto sguardo degli occhi: ma pure non ha voluto che di tutto ci dovessimo l'uno all'altro affidar ciecamente con troppo pericolo di inganni, tradimenti e sciagure.
Il servizio dei poveri deve essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi.
La povertà è una cosa anormale per i ricchi. È difficile capire perché la gente che vuole la cena non suona il campanello.
Quello di essere poveri e di voler vivere da ricchi è un vizio molto diffuso.
Al povero va sempre male.
Se vuoi salire fino al cielo, devi scendere fino a chi soffre e dare la mano al povero.
Solo i poveri riescono ad afferrare il senso della vita, i ricchi possono solo tirare a indovinare.
Ciò che si deve fare è dare l'opportunità alle persone di uscire dalla condizione di grande povertà nella quale versano con le loro forze. In tal modo esse conservano la loro dignità e acquistano fiducia in sé stesse.
La povertà del futuro sarà l'ignoranza, e le differenze sociali degli anni a venire saranno stabilite, più che dal denaro, dalla cultura di chi sa qualcosa e di chi non sa niente.
La ricchezza dei poveri è rappresentata dai loro figli, quella dei ricchi dai loro genitori.
Per ogni povero che impallidisce di fame, c'è un ricco che impallidisce di paura.