Al povero non va dato ciò che è possibile a noi ma ciò di cui lui ha bisogno.
Il grazie è abituale sulle labbra di chi non si sente padrone di nulla e comprende che nulla di ciò che ha è suo.
Chi non è docile, mette prima il proprio interesse al posto della giustizia; da questo proprio interesse che non tiene conto della giustizia, nascono tutte le guerre in famiglia, nelle comunità, nella Chiesa, nella società.
Non c'è nessuno così ricco che non abbia bisogno di ricevere, nessuno così povero che non abbia qualcosa da dare.
Noi viviamo nella società del profitto. L'uomo investe ciò che è e ciò che ha per riavere aumentato ciò che investe. Nella società del gratuito invece l'uomo investe per partecipare e comunicare e il criterio per impegnarsi a produrre i beni per tutti è l'amore.
Cosa vuol dire vegliare? Non è stare attenti al pericolo, vuol dire essere positivi, svegli.
I ricchi sono mortalmente tenuti ad essere probi; i poveri, no.
La borghesia illuminata considera il povero una miniera inesauribile di ricchezza e la sfrutta in modo che si dica poi che è un modo intelligente.
La povertà misurata al fine che è proprio della natura, è gran ricchezza, ma la ricchezza, se non viene limitata, è gran povertà.
Quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri che muoiono.
La peggior povertà non è di chi non abbia abbastanza, ma di chi sempre desideri più che non ha.
Il servizio dei poveri deve essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi.
Quaggiù la povertà è vergogna che nessun merito lava; è delitto non punito dalle leggi, ma perseguitato più crudelmente dal mondo.
I poveri hanno un grande potenziale evangelizzatore da darvi.
È dell'inferno dei poveri che è fatto il paradiso dei ricchi.
Poveri. Infelici che non sono in grado di pagare le tasse.