Felice e stimabile unicamente il ricco, e viceversa la povertà un delitto.
Il sacrificio di sé, affatto un atto di pazzia.
Scopo della vita il guadagno, per arricchirsi chi può, e chi non può per campare.
Anzi il tornaconto è l'unico criterio, con cui giudicare della bontà delle imprese e del pregio delle opere.
Chiunque cade nel malanno, non rimproveri altri, che se medesimo.
Del resto non importa tanto essere onesti, quanto onorati.
La povertà non è un peccato.
Per ogni povero che impallidisce di fame, c'è un ricco che impallidisce di paura.
La scuola della povertà è la nulrice dei grandi animi.
Ogni buona composizione è soprattutto un lavoro di astrazione. Tutti i bravi pittori lo sanno. Ma il pittore non può fare del tutto a meno dei soggetti senza che il suo lavoro soffra di impoverimento.
È nobile cosa la povertà accettata con gioia.
La felicità non viene dal possedere un gran numero di cose, ma deriva dall'orgoglio del lavoro che si fa; la povertà si può vincere con un sistema costruttivo ed è di fondamentale importanza combattere l'ingiustizia anche a costo della propria vita.
È una grande ricchezza la povertà regolata dalla legge di natura.
I poveri sono il luogo teologico dove Dio si manifesta e il roveto ardente e inconsumabile da cui Egli ci parla.
Per farsi un amico ci vuole quasi una vita. Bisogna essere stati poveri insieme e qualche volta felici.