È il povero che conta le sue pecore.— Lucio Anneo Seneca
È il povero che conta le sue pecore.
Affrettati a vivere bene e pensa che ogni giorno è in sé stesso una vita.
Il saggio vivrà quanto deve, non quanto può. Osserverà dove gli toccherà vivere, con chi, in che modo e che cosa dovrà fare. Egli bada sempre alla qualità della vita, non alla lunghezza.
Pancia vuota non sente ragioni.
Arte non è, se ottien l'effetto a caso.
Abbiate soprattutto il desiderio di separare le cose dal rumore che esse fanno.
La peggior povertà non è di chi non abbia abbastanza, ma di chi sempre desideri più che non ha.
In un paese ben governato la povertà è qualcosa di cui ci si deve vergognare.
E' facile avere dei principi quando sei ricco. La cosa importante è avere dei principi quando sei povero.
La povertà del futuro sarà l'ignoranza, e le differenze sociali degli anni a venire saranno stabilite, più che dal denaro, dalla cultura di chi sa qualcosa e di chi non sa niente.
Un parente povero è sempre un parente lontano.
La vita è una cella un po' fuori dell'ordinario, più uno è povero più si restringono i metri quadrati a sua disposizione.
Il lusso, la spensieratezza e lo spettacolo consueto della ricchezza fanno quei ragazzi così belli, che si direbbero d'una pasta diversa da quella dei figli della mediocrità e della povertà.
La povertà è una forma di alitosi spirituale.
Ogni buona composizione è soprattutto un lavoro di astrazione. Tutti i bravi pittori lo sanno. Ma il pittore non può fare del tutto a meno dei soggetti senza che il suo lavoro soffra di impoverimento.
Quando si pensa essere sì pochi che godono o per meglio dire monopolizzano i benefici della società incivilita e che tanti sono i sofferenti, non si può fare a meno di dubitare: se veramente la classe povera ritrae molto profitto dalla civiltà presente.