Il diavolo esiste: è la televisione.
L'attore è un bugiardo al quale si chiede la massima sincerità.
Il futuro è già passato, e non ce ne siamo nemmeno accorti.
L'istinto della fuga esisterà sempre: anche se Pascal consigliava di passare la vita in una stanza.
In un film l'imbecille non può fare che la parte di un imbecille, a teatro si può nascondere, in tv viene fuori subito.
Recitare non è molto diverso da una malattia mentale: un attore non fa altro che ripartire la propria persona con altre. È una specie di schizofrenia.
La fatica di leggere non può competere con la facilità di guardare, e allora, rispetto al libro, la televisione sarà il medium più amichevole perché è quello che "dà meno da fare".
La televisione è sensuale come le calze a rete.
Ormai la parola pubblica è morta, sostituita da un potentissimo elettrodomestico. Chi lo possiede - per dirla con De Gasperi - «vince le elezioni».
La televisione è una ladra di tempo. Quando i bambini la guardano ininterrottamente per ore, non fanno molte cose che sul lungo periodo possono essere assai più importanti dal punto di vista del loro sviluppo.
La nozione che una coppia di giovani possa essere messa assieme, senza essersi mai visti, e finire sposati dopo poche settimane era ristretta ad alcuni paesi del Terzo Mondo ancora dediti alle pratiche dei matrimoni combinati. Ora è un reality show.
La tv vive di cinema, ma il cinema muore di tv.
Perché la gente dovrebbe uscire a pagare per vedere brutti film quando può starsene a casa a vedere pessima televisione per niente?
La televisione mi fa dormire e mi lascia sempre insoddisfatto, come i veri sonniferi.
Per la mia generazione la televisione è stata una forma primitiva di letteratura.
Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l'accende, vado in un'altra stanza e leggo un libro.