Il misero non ha altra medicina che la speranza.— William Shakespeare
Il misero non ha altra medicina che la speranza.
Questa è la mostruosità dell'amore, signora, che infinito è il volere ma limitata è la sua attuazione.
La vita è un'ombra che cammina, un povero attore che si agita e pavoneggia la sua ora sul palco e poi non se ne sa più niente. È un racconto narrato da un idiota, pieno di strepiti e furore, significante niente.
Chi si compiace d'essere adulato è degno dell'adulatore.
I nostri istinti sono come i topi che mangiano voraci i loro veleni sempre inseguendo il male che li asseta e, se bevono, muoiono.
La fama è come un flauto ove soffiamo sospetti, gelosie, congetture, e di uso così facile e semplice che la moltitudine, quello stupido mostro dalle innumerevoli teste, sempre discorde e ondeggiante, può facilmente suonarlo.
Chi vive sperando muore digiuno.
Se avremo aiutato una sola persona a sperare, non saremo vissuti invano.
Non c'è speranza senza paura né paura senza speranza.
La speranza è il peggiore tra i mali, poiché prolunga i tormenti degli uomini.
La speranza è qualcosa con le ali, che dimora nell'anima e canta la melodia senza parole, e non si ferma mai.
Amare è sperare: sperare è vivere oltre tomba.
La mancanza di speranza nella vita non è un fatto, è solo un punto di vista.
La speranza è una pennuta creatura che si posa nell'anima.
Finché c'è morte c'è speranza.
Fede e Speranza fanno tutt'uno: non può sperare chi non crede in nulla, né si può credere se non sperando.