Nessun uomo può dire di non essere stato crocifisso almeno una volta a quel ramo di ulivo che è la donna.
— Alda Merini
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La nostra interpretazione
L’immagine dell’uomo “crocifisso” al ramo d’ulivo femminile unisce in modo paradossale sofferenza e pace. Da un lato compare l’idea del martirio: l’esperienza amorosa, soprattutto nella relazione con la donna, diventa un luogo di dolore, esposizione, vulnerabilità. L’uomo viene “inchiodato” alle proprie passioni, alle proprie debolezze, alla paura di perdere, di non essere ricambiato o di non essere all’altezza. Dall’altro lato il ramo d’ulivo rimanda alla pace, alla riconciliazione, alla promessa di armonia. Il paradosso suggerisce che in ogni rapporto profondo con l’altro sesso esiste una quota di sacrificio inevitabile, una lacerazione che convive con il desiderio di pace e di unione. Nessuno ne è esente: la dimensione del sacrificio sembra inscritta nella condizione umana quando si confronta con l’amore. La donna appare come figura potente, capace di donare consolazione e al tempo stesso di esporre l’uomo a ferite interiori, trasformando ogni grande amore in un’esperienza che redime e ferisce simultaneamente.