Le parole formano il filo col quale leghiamo le nostre esperienze.
Ciò che sentiamo e pensiamo e siamo e in gran parte determinato dallo stato delle nostre ghiandole e delle viscere.
Un'imitazione caricaturale, esagerata, di qualcuno che conosciamo non è altrettanto divertente quanto quella che quasi non si può distinguere dall'originale.
L'arte di trovare cattive ragioni a ciò che si crede in virtù di altre cattive ragioni; questo è la filosofia.
Il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna.
Partecipiamo ad una tragedia, una commedia che solo noi siamo in grado di osservare.
Le due parole più brevi e più antiche, sì e no, sono quelle che richiedono maggior riflessione.
Le parole sono come le foglie, dove abbondano raramente nascondono un frutto.
Le parole suscitano affetti e sono il mezzo comune con il quale gli uomini si influenzano tra loro. Non sottovaluteremo quindi l'uso delle parole nella psicoterapia.
Giova la parola a nascondere il pensiero, ma anche troppo spesso a nasconderne la mancanza.
Le buone parole valgono molto e costano poco.
Nessuno, mai, riesce a dare l'esatta misura di ciò che pensa, di ciò che soffre, della necessità che lo incalza, e la parola umana è spesso come un pentolino di latta su cui andiamo battendo melodie da far ballare gli orsi mentre vorremmo intenerire le stelle.
La parola di un uomo è il più duraturo dei materiali.
La parola è un gran signore, che con piccolissimo corpo e del tutto invisibile, divinissime cose sa compiere; riesce infatti e a calmar la paura, e a eliminare il dolore, e a suscitare la gioia, e ad aumentar la pietà.
Per una oscura legge psicologica, parole e azioni che, prese da sole, sono serie, diventano comiche appena si copiano.
A chi l'usa senza conoscerne l'origine, una parola può scoppiare in mano, come una rivoltella maneggiata da un bambino.