Ognuno ha il mondo che si merita.
Un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito.
A volte le cose, gli avvenimenti, sembrano accadere per caso, ma il caso non è mai casuale, è li che ti aspetta a modo suo.
La vecchia e cara Europa di Thomas Mann e degli antichi parapetti di Dresda non conta più nulla.
Google non ha nemmeno dieci anni di vita, ed è già nel cuore della nostra civiltà.
Disegnato sull'acqua, gli pareva di vedere l'inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita.
Questo mondo così com'è fatto non è sopportabile. Ho bisogno della luna, o della felicità o dell'immortalità, di qualcosa che sia demente forse, ma che non sia di questo mondo.
Chi pretende musica invece di miagolio, gioia invece di divertimento, anima invece di denaro, lavoro invece di attività, passione invece di trastullo, per lui questo bel mondo non è una patria.
Il mondo non è nero e bianco. Sembra di più nero e grigio.
Viviamo in un mondo in cui ci nascondiamo per fare l'amore, mentre la violenza e l'odio si diffondono alla luce del sole.
Probabilmente il mondo è stato fatto rotondo perché destinato ad andare a rotoli.
Maniere, sguardi, vestiti troppo nuovi e con colori troppo vivi destano sospetto in un mondo troppo vecchio al quale l'autenticità non è mai data dalla novità.
Forse questo mondo è l'inferno di un altro pianeta.
Il mondo è simile alle donne: con verecondia e con riserbo da lui non si ottiene nulla.
Il mondo fa di noi uomini e donne dei pazzi, e perfino i santi sono dei dementi, non si salva niente. Così vaffanculo.
L'uomo conosce il mondo non per ciò che vi ruba, ma per ciò che vi aggiunge.