Il male non è che una vanità: abbiamo l'orgoglio del bene e non disperiamo.
Quell'uomo esaurisce in un mentre tutte le emozioni terrestri, e dopo tale amore il suo cuore sarà chiuso a qualsiasi altro.
Bisogna fare soltanto elemosine anonime. Hanno il grande vantaggio di sopprimere l'ingratitudine.
Donne oneste ce ne sono più di quelle che si crede, ma meno di quelle che si dice.
L'amore è fisica, il matrimonio è chimica.
Poiché il cielo si rallegra più del pentimento di un peccatore che di cento giusti che non hanno mai peccato, cerchiamo di rallegrare il cielo. Saremo ricompensati ad usura.
Ognuno ha in sé inferno e paradiso.
La fede aiuta a distinguere il bene e il male, a scegliere la via giusta nei momenti di difficoltà.
Ogni uomo è colpevole di tutto il bene che non ha fatto.
Dicano pure di noi tutto il bene che vogliono, non ci diranno mai niente di nuovo.
Alla fin fine, la via più semplice per essere felici è fare il bene.
Il bene e il male non hanno alcun limite, fuorché quello di esistere entrambi.
Il far tutto il male che si può è uffizio del demonio; il non fare tutto il bene che si deve è azione da bestia.
La cultura permette di distinguere tra bene e male, di giudicare chi ci governa. La cultura salva.
Il buon senso è come un cannocchiale che fa vedere da lontano il male e il bene.
Per quanto attiene al Bene e al Male, neanch'essi indicano alcunché di positivo nelle cose, in sé considerate, e non sono altro che modi del pensare, ossia nozioni che formiamo mediante il confronto delle cose tra loro.
Il principio dei culti è l'orgoglio.
L'orgoglio è il conforto dei deboli.
Di tutte le forme d'orgoglio l'umiltà è la più calcolatrice.
La vanità sovente, come la gelosia, coincide con l'orgoglio.
Le persone si dichiarano orgogliose di essere omosessuali, neri, femmine, bianchi o quel che sia, tutti fatti accidentali della natura. Il vero orgoglio ci distingue, anche se soltanto agli occhi della nostra mente.
L'orgoglio è la certezza emotiva della propria grandezza. La vanità è la certezza emotiva del fatto che gli altri in noi vedono, o ci attribuiscono, tale grandezza. I due sentimenti non sono necessariamente uniti, ma per natura non sono neanche opposti. Sono diversi ma coniugabili.
Non v'ha orgoglio che superi l'orgoglio degli umili.
"Io ho fatto questo" dice la mia memoria. "Io non posso aver fatto questo" dice il mio orgoglio e rimane irremovibile. Alla fine è la memoria a cedere.
Si ferisce l'amor proprio, non lo si uccide.
L'umiltà ci rende forti, e poi sapienti; l'orgoglio, deboli e stolti.
La vanità non è altro che l'esser sensibili alla eventuale opinione degli altri su di noi. L'orgoglio nell'essere insensibili ad essa.
Il massimo della vanità è scrivere i propri pensieri, nascondere il quaderno e sperare che qualcuno lo trovi.
Devo scacciare la vanità con la vanità.
Credo che in ogni vita ci siano periodi in cui un uomo esiste realmente, e altri in cui egli non è che un agglomerato di responsabilità, di fatiche e, per le teste deboli, di vanità.
La virtù non andrebbe molto lontano se non fosse accompagnata dalla vanità.
La vanità gioca dei brutti scherzi alla memoria.
Siamo talmente vanitosi, che la stima di cinque o sei persone che ci stanno intorno, ci allieta e ci appaga.
È tipico della vanità e dell'impertinenza dell'uomo definire stupidi gli animali perché appaiono così ai suoi sensi ottusi.
La vanità è sempre un segno di bontà d'animo. Si vuole, in questo modo, il proprio bene solo nella misura in cui si vuole il bene degli altri.
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