La poesia è una malattia del cervello.— Alfred de Vigny
La poesia è una malattia del cervello.
Non è una colpa cercare la verità, ma lo è l'affermarla prima d'averla trovata.
Solo il silenzio è grande; tutto il resto è debolezza.
Il giudizio è la facoltà che acquisiamo più tardi e perdiamo più presto. I bambini non ne hanno, i vecchi non ne hanno più.
Il mondo è dei conquistatori, perché la maggioranza è volgare e debole.
Nella poesia v'è una somma utilità, e gioia e nobiltà, sì che colui che ne è privo non può considerarsi educato liberalmente.
Un sano tirocinio poetico non consiste in altro che nell'imparare ad essere scontenti.
Poesia potrebbe anche definirsi: la fiducia di parlare a se stessi.
Nel XIX secolo tutti i poeti furono più o meno letterati, cosa che contamina vergognosamente la loro poesia.
La poesia dovrebbe essere grande ma discreta; qualcosa che ti penetra dentro senza farti trasalire, senza colpirti in sé stessa, ma col suo messaggio.
La poesia degli antichi era quella del possesso, la poesia dei moderni è quella dello struggimento.
Il cattivo critico critica il poeta, non la poesia.
Il pensiero è sempre la pietra d'inciampo della poesia.
I poeti che brutte creature, ogni volta che parlano è una truffa.