Preferisco il ridicolo di scrivere poesie al ridicolo di non scriverne.
Hanno scritto nel marmo a lettere d'oro: Qui abitò lavorò e morì un grande uomo. Questi viottoli li ha cosparsi di ghiaia lui. Questa panchina ‐ non toccare ‐ l'ha scolpita lui. E ‐ attenzione, tre gradini ‐ entriamo dentro.
Non arrivavano in molti fino a trent'anni. La vecchiaia era un privilegio di alberi e pietre. L'infanzia durava quanto quella dei cuccioli di lupo. Bisognava sbrigarsi, fare in tempo a vivere prima che tramontasse il sole, prima che cadesse la neve.
Non ce l'ho con la primavera perché è tornata. Non la incolpo perché adempie come ogni anno ai suoi doveri.
Dopo ogni guerra c'è chi deve ripulire. In fondo un po' d'ordine da solo non si fa.
Io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo.
Un tempo si credeva che lo zucchero si estraesse solo dalla canna da zucchero, ora se ne estrae quasi da ogni cosa; lo stesso per la poesia, estraiamola da dove vogliamo, perché è dappertutto.
La poesia è l'eroina della filosofia. La filosofia eleva la poesia a principio. Essa ci insegna a conoscere il valore della poesia. La filosofia è la teoria della poesia. Essa ci mostra che cosa sia la poesia: che è uno e tutto.
Si può essere grande poeta senza aver scritto un sol verso.
La poesia è un atto di pace. La pace costituisce il poeta come la farina il pane.
La poesia dovrebbe essere grande ma discreta; qualcosa che ti penetra dentro senza farti trasalire, senza colpirti in sé stessa, ma col suo messaggio.
La poesia si avvicina alle verità essenziali più della storia.
Nella poesia, nulla è difficile come il principio, tranne forse la fine.
La poesia che viene al mondo vi giunge carica di mondo.
La poesia non è un modo di esprimere un'opinione. È un canto che sale da una ferita sanguinante o da labbra sorridenti.