Si dice che la poesia sia cominciata con lo sport.
L'atleta ha bisogno del poeta, diceva Pindaro: il poeta era necessario al campione perché l'impresa fosse celebrata con versi monumentali.
Lo sport impartisce delle lezioni. Lo spettacolo sportivo è educativo, diverte a mala pena, non è fatto per cambiare le nostre idee ma per appagarci di quelle che offre.
Gli sport sono un'estesa conversazione, un monologo del corpo sociale con se stesso; non un'immagine o un semplice riflesso, ma un discorso autoreferenziale.
La vera poesia può comunicare anche prima di essere capita.
La poesia non è una liberazione di emozioni, ma una fuga dalle emozioni.
Solo grazie alla poesia troviamo la quadratura del cerchio.
Far poesia vuol dire riconoscersi.
I versi del poeta innamorato non contano.
Dove finisce la regola, la moda, la tendenza, la politica, la società; dove del sociale si rivela in modo evidente; dove nessuno insegna e tutti imparano è lo spazio in cui puoi trovare il poeta.
I poeti che sono la più matta genia da Teocrito in poi, albergarono nelle campagne la innocenza; forse per questo la maggiore parte delle nostre ninfe viene dalla patria degli idilli.
Poesia potrebbe anche definirsi: la fiducia di parlare a se stessi.
Il misticismo senza poesia è superstizione, e la poesia senza misticismo è prosa.
La poesia è uno scoprire e stabilire convenienze e richiami e concordanze tra il Cielo e la terra e in noi e tra noi.