Dicono che l'uomo non è un uomo se non ascolta il suo nome dalle labbra di una donna.
— Antonio Machado
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La nostra interpretazione
Le parole suggeriscono che l’identità profonda di una persona, in questo caso di un uomo, si compie davvero solo quando viene riconosciuta dallo sguardo e dalla voce di una donna amata. Non si parla semplicemente del sentir pronunciare il proprio nome, ma del sentirlo risuonare dentro di sé perché carico di affetto, desiderio, cura. È il riconoscimento dell’altro che rende reale ciò che siamo, come se l’esistenza, pur essendo biologicamente già data, avesse bisogno di essere confermata in una relazione autentica. L’io non è completo da solo: trova una forma più piena quando si specchia in chi lo guarda con amore. In quel suono, nel nome pronunciato, si concentra una promessa di intimità, di accoglienza, di comprensione. La virilità non viene qui intesa come forza o dominio, ma come capacità di lasciarsi chiamare, di farsi raggiungere dall’altro, di ricevere un’identità affettiva. L’amore diventa così un luogo di nascita simbolica, dove il semplice individuo si trasforma in persona riconosciuta, vista e chiamata per nome.
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