I giornalisti sono scrittori, come gl'imbianchini sono pittori.
Sia la meta cui giungi il punto onde tu muovi per tendere a nuova meta.
Il frutto che più lento matura è l'anima dell'uomo.
Non ti confondere a contraddire a chi, per poco che tu lo lasci parlare, si contraddirà da sé.
Chi, sia pure un'unica volta, amò e fu amato davvero, non deve, per miserabile che sia stata poi la sua vita, troppo maledire il destino.
A compiacersi del semplice ci vuole un'anima grande.
Le notizie, se non riportate, non hanno alcun impatto. Tanto valeva che non fossero mai accadute.
Quei bordelli del pensiero che si chiamano giornali.
Buona parte del giornalismo rock è gente che non sa scrivere, che intervista gente che non sa parlare, per gente che non sa leggere.
Per raccogliere i beni inestimabili prodotti dalla libertà di stampa, bisogna sapersi sottomettere ai mali inevitabili che essa fa nascere.
Il giornalista è sempre uno che dopo sapeva tutto prima.
Tu dici che Hailè Selassiè era un dittatore... allora io ti chiedo: è vero che gli italiani mangiano solo pizza e sono tutti mafiosi? Perché è questo ciò che scrivono i giornali. Non credere a tutto quello che i giornali scrivono.
La gente vede tutto attraverso il proprio giornale, né potrebbe fare altrimenti dal momento che non conosce direttamente né gli uomini né i fatti di cui parla.
Il giornalismo è un viaggio all'esterno di se, i libri sono un viaggio dentro di se.
Sento un profondo disgusto per i giornali, ossia per l'effimero, per il transitorio, per quanto oggi è importante ma domani non lo sarà più.
Come vorrei, certi giorni, che davvero i giornali raccontassero soltanto balle.