Essere italiani è un lavoro a tempo pieno.
Metà dei vizi che il mondo condanna con più veemenza portano dentro di sé il seme del bene, e richiedono un uso moderato piuttosto che la totale astinenza.
Un insegnante è un minatore di talento. Non ha il diritto di estrarlo: ne ha il dovere. Ha di fronte gli stessi ragazzi, giorno dopo giorno. Sa dove cercare, se ha voglia di farlo.
Certo, Al Qaeda è una mostruosità velenosa: ma se temo una vipera, non sparo alle jene (colpendo le pecore).
Solo la costanza dei comportamenti produce risultati. Le cose buone fatte saltuariamente servono poco.
Nessun popolo al mondo si lascia imbrogliare con la classe degli italiani. Non siamo ingenui, tutt'altro. Siamo dei signori che, nell'esser vittime di piccoli inganni, vedono la prova della propria nobiltà.
Il popolo italiano è sempre in buona fede.
Penso che un giocatore italiano meriti di giocare in nazionale, mentre chi non è nato in Italia, anche se ha dei parenti, credo non lo meriti. È la mia opinione.
Adoro l'Italia perché non è pretenziosa come la Francia e ogni volta che ci vado sono accolta da folle enormi e calorose.
Gli italiani si lamentano troppo, quindi stanno bene.
Gli italiani non sono parricidi; sono fratricidi... Vogliono darsi al padre, ed avere da lui, in cambio, il permesso di uccidere gli altri fratelli.
La scommessa vera, in un paese democratico che vuole crescere come l'Italia che va in Europa, è quella di formare le giovani generazioni alla cultura della legalità.
L'Italia, come dice Calvino, ricorda il lampione della storiella: l'ubriaco sta cercando la chiave sotto la lampada, un passante gli chiede se è sicuro di averla perduta proprio lì; no, risponde l'ubriaco, ma qui ci vedo.
In Italia il far nulla appartiene alle occupazioni.
Ho capito vivendo a Londra, che due inglesi fanno un popolo, ma 57 milioni di italiani no.
Già per troppo tempo l'Italia e stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagl'innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri innumerevoli.