La scienza non ha che un imperativo: contribuire alla scienza.— Bertolt Brecht
La scienza non ha che un imperativo: contribuire alla scienza.
La verità riesce ad imporsi solo nella misura in cui noi la imponiamo.
Piaceri: il primo sguardo dalla finestra al mattino, il vecchio libro ritrovato, volti entusiasti, neve, il mutare delle stagioni, il giornale, la dialettica, fare la doccia, nuotare, musica antica, capire, musica moderna, scrivere, viaggiare, cantare, essere gentili.
Nelle scienze tutto è sempre diverso da quello che sembrerebbe secondo il buonsenso.
La guerra va incontro a tutte le esigenze, anche a quelle pacifiche.
La guerra è come l'amore, trova sempre il suo fine.
La scienza più necessaria è quella di non dimenticare ciò che si è appreso.
Lo scienziato trova la sua ricompensa in ciò che Henri Poincaré chiama la gioia della comprensione, e non nelle possibilità applicative delle sue scoperte.
La scienza è il capitano, e la pratica sono i soldati.
La scienza si presenta oggi, alla cultura del nostro tempo, come il baluardo più potente per corroborare di verità quella fede galileiana nella natura, quale portatrice delle impronte del creatore.
La scienza oggi ha molto da dire, molti baracconi da sbaraccare.
La scienza è sempre imperfetta. Ogni volta che risolve un problema, ne crea almeno dieci nuovi.
Una veloce scorsa alla storia della scienza mostra che quasi tutte le idee nuove che sono poi state provate sembravano follie quando sono state proposte per la prima volta.
Io credo che tutti gli scienziati autentici abbiano considerato se stessi come Newton: sapevano che non sappiamo nulla, a anche che nel campo già coltivato della scienza tutto è incerto.
L'unico vero modo per conciliare scienza e religione è di istituire qualcosa che non sia scienza e qualcosa che non sia religione.
La scienza è conoscenza organizzata.