Poesia, altro vizio solitario.— Camillo Sbarbaro
Poesia, altro vizio solitario.
Si avanza nel buio a tentoni sin dove, invano prevista, s'apre sotto i piedi la botola.
Ora che sei venuta, che con passo di danza sei entrata nella mia vita quasi folata in una stanza chiusa ‐ a festeggiarti, bene tanto atteso, le parole mi mancano e la voce e tacerti vicino già mi basta.
La vita ha bisogno d'un alibi: quello dell'aldilà, quello dell'arte. Se non altro, dell'alibi della prole. A sé la vita non basta.
Si potesse nella vita tenere il passo del vero camminatore: lo stesso in discesa che in salita.
Solo ciò che non si paga costa.
La poesia è un miele che il poeta, in casta cera e cella di rinuncia, per sé si fa e pei fratelli in via; e senza tregua l'armonia annuncia.
La poesia è sentirsi morire.
Le cose ma anche i gesti, i volti, i paesaggi hanno certo la loro poesia e un pezzo di realtà inquadrato in una cornice vuota è un quadro.
La poesia è registrazione rapidissima di momenti chiave della nostra esistenza. In ciò è pura, assoluta, non ha tempo di contaminarsi con nulla. Nemmeno con i nostri dubbi.
La poesia è sempre più di attualità perché rappresenta il massimo della speranza, dell'anelito dell'uomo verso il mondo superiore.
I poeti sono privi di pudore verso le loro esperienze interiori: le sfruttano.
Io trovo i miei versi intingendo il calamaio nel cielo.
Il poeta non dorme mai ma in compenso muore spesso.
L'amore è la poesia dei sensi.
Lui le diceva: "Le poesie non si spiegano, se raggiungono il posto giusto le senti, ti grattano dentro".