Io sono vivo, ma non vivo perché respiro, mi sento vivo solo se sfilo la stilo e scrivo.— Caparezza
Io sono vivo, ma non vivo perché respiro, mi sento vivo solo se sfilo la stilo e scrivo.
La parola spesso è più importante di chi la pronuncia.
Abituati ad una TV accesa che ci pare spenta, ci pesa la gente che si accontenta da casa e non si addormenta, ma si gasa, commenta, e segue attenta 'sto scempio mentre lo share aumenta!
Nei salotti TV figuranti stolti fanno più ascolti di molti programmi colti, tant'è che tanti li han tolti dando potere a spalti di giudicanti.
Italiani brava gente, italiani dal cuore d'oro, l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro di santi, di poeti, di mafiosi e navigatori ma tutti rivorrebbero tra le dita la Montessori.
L'acqua che butti sul mio fuoco diventa benzina, ogni insulto è manichino per la mia vetrina.
Perché scrivo? Per paura. Per paura che si perda il ricordo della vita delle persone di cui scrivo. Per paura che si perda il ricordo di me. O anche solo per essere protetto da una storia, per scivolare in una storia e non essere più riconoscibile, controllabile, ricattabile.
Scrivere un libro è un po' come correre una maratona, la motivazione in sostanza è della stessa natura: uno stimolo interiore silenzioso e preciso, che non cerca conferma in un giudizio esterno.
La scrittura ha cessato di essere la prosa del mondo; le somiglianze e i segni hanno sciolto la loro antica intesa; le similitudini deludono, inclinano alla visione e al delirio; le cose restano ostinatamente nella loro ironica identità: sono soltanto quello che sono.
Niente di peggio che lavorare a orario fisso: si produce scrittura burocratica.
La parola scritta dovrebbe essere il farsi corpo di un pensiero secondo la necessità naturale e non l'involucro di un'opinione secondo l'opportunità sociale.
Scrivere è abusare della sensazione, renderla male; è il contrario dell'Acqua che si depura scorrendo.
Chi ha da dire qualcosa di nuovo e di importante ci tiene a farsi capire. Farà perciò tutto il possibile per scrivere in modo semplice e comprensibile. Niente è più facile dello scrivere difficile.
Nel paziente esercizio della scrittura ho dato un senso al dolore.
Un conto è demitizzare e un conto è demolire. Il problema è di scrivere atti di cultura per cui ogni uomo sia portato alla consapevolezza quotidiana di se stesso. E poi, creda, l'autobiografismo affrontato sul serio è uno dei pochi modi rimastici per conoscere gli altri.
La scrittura dal punto di vista della logica è sempre imperdonabile, ma dal punto di vista della scrittura è indispensabile.