L'amore assoluto lo portiamo dentro di noi in potenza, ma nella realtà non vi è che l'istinto sessuale.

Carlo Maria Franzero
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La nostra interpretazione

L’idea di un amore assoluto è presentata come una possibilità interiore, una potenzialità che abita l’essere umano a livello profondo. Dentro ciascuno esiste una tensione verso qualcosa di più grande dell’attrazione, un desiderio di fusione totale, di dedizione disinteressata, di sentimento limpido e duraturo. Eppure, quando si guarda alla realtà concreta, ciò che appare in modo più immediato è l’istinto, la spinta fisica, il bisogno sessuale che spesso viene scambiato per amore. Si crea così una distanza dolorosa tra ciò che l’essere umano sente di poter amare e ciò che concretamente vive nelle sue relazioni. Questa contraddizione mette in luce una sorta di disincanto: le persone parlano di amore come di qualcosa di sublime, ma nei fatti sono guidate spesso da pulsioni, desideri momentanei e bisogni di possesso. L’ideale resta alto, quasi spirituale, mentre il quotidiano resta legato al corpo e alla sua necessità. Ne emerge una domanda implicita sul lavoro interiore necessario per trasformare un legame istintivo in un sentimento davvero profondo, capace di superare la mera fisicità e di avvicinarsi a quell’assoluto che rimane latente, ma non pienamente realizzato, nel cuore umano.

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