Se possiedi le parole, possiedi le cose.
I fidanzati non si scrivono più, stanno ore al telefono, apparecchio più rapido e meno compromettente, perché ti consente di dire alla ragazza: "Ti amo con tutto il quore" e lei non s'accorge che l'hai pensato con la q.
I peccati esigono calorie, la gola gliele fornisce.
La superbia scava abissi di odio tra i sottomessi e i soprastanti, continuamente pungolati, quest'ultimi, dall'insana smania di eccellere.
L'invidia soffre per la buona fortuna del prossimo, e non potendo godere, per insufficienza propria, dei propri successi, gode malignamente degli insuccessi altrui.
L'ira, furor brevis come la chiamò Orazio, fomenta risse allo stadio, tumulti di disoccupati davanti alla prefettura e parolacce in parlamento.
Le parole tradiscono il pensiero, ma mi sembra che le parole scritte lo tradiscano ancor di più.
La parola è impotente, la parola non riuscirà mai a dare il segreto che è in noi, mai. Lo avvicina.
Le parole non sono troppo vecchie, lo sono soltanto gli uomini che usano le stesse parole troppo spesso.
La parola è l'ombra dell'azione.
In definitiva, le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste, con la punteggiatura nei posti giusti in modo che possano dire quello che devono dire nel modo migliore.
La parola è un'ala del silenzio.
Per una oscura legge psicologica, parole e azioni che, prese da sole, sono serie, diventano comiche appena si copiano.
Adoperare parole inusuali è un atto di maleducazione letteraria. Soltanto le difficoltà di pensiero devono essere messe fra i piedi del pubblico.
La parola comunica il pensiero, il tono le emozioni.
Le parole in determinati momenti possono essere dei fatti.