La bontà che nasce dalla stanchezza di soffrire è un orrore peggio che la sofferenza.— Cesare Pavese
La bontà che nasce dalla stanchezza di soffrire è un orrore peggio che la sofferenza.
Uno di campagna è come un ubriaco. È troppo stupido per lasciarsela fare.
I veri acciacchi dell'età sono i rimorsi.
Sostenere che i nostri successi ci sono impartiti dalla Provvidenza e non dall'astuzia, è un'astuzia di più per aumentare ai nostri occhi l'importanza di questi successi.
Perché è sconsigliabile di perdere la testa? Perché allora si è sinceri.
Non sarebbero uomini, se non fossero tristi. La loro vita deve pur morire. Tutta la loro ricchezza è la morte, che li costringe industriarsi, a ricordare e prevedere.
La tua bontà deve avere un suo taglio affilato, altrimenti non è nulla.
La bontà è più facile da riconoscere che da definire.
La semplice bontà può ottenere poco contro il potere della natura.
Nessuno può essere buono a lungo se non c'è richiesta di bontà.
Bontà e ragione non sono nella natura, ma esistono in noi con i quali il caso si diverte; ma possiamo essere più forti del caso e della natura, anche se solo per pochi istanti.
La bontà civilizza l'intelligenza.
Diventare uomo buono veramente è, bensì, arduo, tetragono di mani, di piedi e di mente, forgiato senza difetto.
Nell'uomo la bontà è una fiamma che può rimanere celata, ma mai estinguersi completamente.
La bontà è un cammino estremamente severo e, nella sua severità, conosce l'urgenza della discrezione. E della forza. Perché la bontà, come l'amore, richiede forza, la grande e immensa forza dello Spirito.
Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che di intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e bontà.