La bontà che nasce dalla stanchezza di soffrire è un orrore peggio che la sofferenza.— Cesare Pavese
La bontà che nasce dalla stanchezza di soffrire è un orrore peggio che la sofferenza.
Nella vita succede a tutti di incontrare una troia. A pochissimi di conoscere una donna amante e onesta. Su cento, novantanove sono troie.
Il gesto - il gesto - non dev'essere una vendetta. Dev'essere una calma e stanca rinuncia, una chiusa di conti, un fatto privato e ritmico. L'ultima battuta.
Ma morire è proprio questo - non più sapere che sei morta.
Bisogna osservare bene questo: ai nostri tempi il suicidio è un modo di sparire, viene commesso timidamente, silenziosamente, schiacciatamente. Non è più un agire, è un patire.
L'uomo mortale, Leucò, non ha che questo d'immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia. Nomi e parole sono questo. Davanti al ricordo sorridono anche loro, rassegnàti.
La tua bontà deve avere un suo taglio affilato, altrimenti non è nulla.
Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che di intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e bontà.
Bisogna essere buoni come il pane ... che ognuno può prendere per soddisfare la propria fame.
Le persone sono fondamentalmente buone. La chiave è trovare la bontà che hanno nel profondo, girarla e sfruttarla a proprio vantaggio.
Ad una persona buona non può capitare nulla di male: né in vita né in morte, le cose che lo riguardano non vengono trascurate dal Dio.
La bontà è un cammino estremamente severo e, nella sua severità, conosce l'urgenza della discrezione. E della forza. Perché la bontà, come l'amore, richiede forza, la grande e immensa forza dello Spirito.
Nulla è più raro della genuina bontà.
Appena la bontà si preoccupa dell'ammirazione, non è più bontà.
Che condimento necessario per tutto è la bontà! Le migliori virtù senza la bontà non valgono nulla; i peggiori vizi con essa si riscattano.