Non aver mai paura di ridere di te stesso, dopo tutto, potresti perderti la barzelletta del secolo.
Ho combattuto così tante volte contro Sugar (Ray Robinson) che sono fortunato a non essere diventato diabetico.
Con l'ironia riesco a fare qualsiasi cosa ma se si inizia a entrare nel mood di un tappeto musicale di venti minuti per la nomination, di un ora per dire chi è stato eliminato, lo dico subito che non mi interessa.
Mi sforzo di parlare sempre senza ironia. So bene che l'ironia non ha mai toccato il cuore di nessuno.
Ci sono dei personaggi che sono considerati dei fessi - anche da me, tra parentesi - e non si può pretendere che vengano lodati. Ci sono dei personaggi che sono dei bersagli naturali, e quindi purtroppo sono oggetti di un'ironia più cattiva, più amara.
Non con l'ira ma col riso s'uccide.
Non prenderti troppo seriamente. Devi imparare a non essere costernato per gli errori compiuti. Nessun essere umano può evitare gli insuccessi.
L'ironia è un ottimo antibiotico, ma non è giusto esorcizzare tutto con una risata.
Con sottile ironia nobilitiamo Dio con l'appellativo di Padre, pur sapendo bene che un padre come lui lo impiccheremmo, se riuscissimo a catturarlo.
Si ricorre al motto tendenzioso con speciale predilezione per poter aggredire e criticare persone altolocate che pretendono di esercitare un'autorità. In questi casi il motto è una ribellione contro questa autorità, una liberazione dall'oppressione che essa esercita.
Quando non è fine a sé stesso, cioè non è innocente, il motto è subordinato a due sole tendenze, che a loro volta possono essere viste come unitarie: esso è o un motto ostile (al servizio dell'aggressione, della satira, della difesa) o un motto osceno (al servizio della denudazione).