Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo.
Il popolo d'Italia non canta più. Non vi sembra questa la più grande sciagura nazionale?
Venne la notte e fu compita la conquista dell'ancella. Il suo corpo ambrato la sua bocca vorace i suoi ispidi neri capelli a tratti rivelazione dei suoi occhi atterriti di voluttà intricarono una fantastica vicenda.
Il mattino arride sulle cime dei monti. In alto sulle cuspidi di un triangolo desolato si illumina il castello, più alto e più lontano. Venere passa in barroccio accoccolata per la strada conventuale.
Quando un solo italiano, ragazzo s'intende, penserà di sputare sulla tomba di Machiavelli?
È giunto il tempo di riaccendere le stelle.
Amo il pezzo di terra che tu sei, perché delle praterie planetarie altra stella non ho. Tu ripeti la moltiplicazione dell'universo.
Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro.
Le stelle, una delle cose riuscite di più.
Possiamo ancora vedere la luce di stelle che non esistono più da secoli. Così ancora ti riempie e folgora il ricordo di qualcuno che hai amato per poi vederlo andar via.
Desiderare, gli aveva detto un antico maestro, vuol dire questo. Aspettare sotto le stelle che qualcuno torni vivo dal campo di battaglia.
Amo la luce perché mi mostra la via. Ma amo anche il buio perché mi mostra le stelle.
Di stelle ce ne sono tante ma tu sei la mia unica!
Solo lo scienziato è vero poeta: ci dà la luna, ci promette le stelle, ci farà un nuovo universo se sarà il caso.
Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante.