Ho amato le stelle troppo profondamente per avere paura della notte.— Galileo Galilei
Ho amato le stelle troppo profondamente per avere paura della notte.
Questi che esaltano tanto l'incorruttibilità, l'inalterabilità, etc., credo che si riduchino a dir queste cose per il desiderio grande di campare assai e per il terrore che hanno della morte; e non considerano che quando gli uomini fussero immortali, a loro non toccava a venire al mondo.
La mente umana è finita, dunque non può trattare con l'infinito.
Quello che noi ci immaginiamo bisogna che sia o una delle cose già vedute, o un composto di cose o di parti delle cose altra volta vedute.
La maggior salvezza che sia, è conoscere se stesso.
Il voler trattare le quistioni naturali senza geometria è un tentar di fare quello che è impossibile ad esser fatto.
Esistono stelle verdi, ma il nostro occhio le percepisce bianche.
Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me.
Dubita che il sole si muova, dubita che le stelle sono fuoco.
Io parto per strappare una stella al cielo e poi, per paura del ridicolo, mi chino a raccogliere un fiore.
A me piacciono troppe cose e mi ritrovo sempre confuso e impegolato a correre da una stella cadente all'altra finché non precipito.
Per uno che non doveva far parte di questo mondo devo confessare che all'improvviso mi costa lasciarlo, però dicono che ogni atomo del nostro corpo una volta apparteneva a una stella. Forse non sto partendo. Forse sto tornando a casa.
La luna in mezzo alle minori stelle chiara fulgea nel ciel queto e sereno, quasi abscondendo lo splendor di quelle, e 'l sonno aveva ogni animal terreno dalle fatiche lor dïurne sciolti: e 'l mondo è d'ombre e di silenzio pieno.
Non dovete biasimarmi se parlo alle stelle.
Voi stelle che regnaste alla mia nascita, La cui influenza ha disposto la morte e l'inferno.
Noi siamo brandelli di materia stellare che si è raffreddata per via di occasionali brandelli di una stella finita male.