Forse le mie giornate grigie e vuote e le mie notti lunghe e senza sogni si incontreranno con le tue e si uniranno in un abbraccio senza fine.
— Dorina Costa
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La nostra interpretazione
L’immagine evocata è quella di due esistenze stanche, segnate da giornate prive di colore e da notti che non offrono rifugio nemmeno nel sogno. C’è un senso di vuoto e di mancanza che attraversa il tempo, come se ogni ora fosse dilatata dalla solitudine e dall’assenza di significato. Eppure, in questo scenario malinconico, affiora una speranza fragile ma intensa: l’idea che un’altra persona stia vivendo un analogo smarrimento, una stessa stanchezza del cuore. Il desiderio non è tanto di fuggire la propria tristezza, quanto di farla incontrare con quella dell’altro, di fonderla in un abbraccio che non abbia fine. In questa prospettiva, il dolore non scompare, ma si trasforma in legame, perché diventa qualcosa da condividere e non più da sopportare da soli. L’unione che si immagina è totale e silenziosa, fatta di comprensione istintiva, in cui la solitudine si attenua non per effetto di grandi cambiamenti, ma per la semplice, miracolosa presenza di qualcuno che possa contenere i nostri stessi vuoti. Ne emerge un’idea di amore che nasce proprio dalle crepe dell’esistenza, un amore capace di accogliere le parti più spente e ferite, e di trasformarle in un luogo di incontro e di consolazione reciproca.