Non mi fare viaggiare, non mi spostare, sono salita qua sopra per togliermi.— Erri De Luca
Non mi fare viaggiare, non mi spostare, sono salita qua sopra per togliermi.
Un uomo è quello che ha commesso. Se dimentica è un bicchiere messo alla rovescia, un vuoto chiuso.
A valle, nelle città, le parole sono aria viziata, escono dalla bocca straparlate, non portano conseguenze. ce le teniamo in bocca, costano energia e calore, usiamo le necessarie, e quello che diciamo poi facciamo. Quassù le parole stanno in pari con i fatti, fanno coppia.
La rinuncia in montagna è un atto di umiltà, perciò difficile.
Nell'età delle commozioni il cuore non basta a reggere la spinta del sangue. Il mondo intorno è poco rispetto alla grandezza che si allarga in petto.
Si praticava la pubblica felicità con insolenza.
Ci sono due tipi di cause extrasociali cui si può attribuire a priori un'influenza sul tasso dei suicidi: sono le disposizioni organico-psichiche e la natura dell'ambiente fisico.
Il coraggio cieco e sordo e illimitato e suicida, che nasce dall'amore. Non ha confini il coraggio che nasce dall'amore e per amore si realizza. Non tiene conto di alcun pericolo, non ascolta nessuna forma di raziocinio. Pretende di muovere le montagne e spesso le muove.
Per farla breve ho deciso di suicidarmi. Il problema del suicidio, però, è che non puoi farla breve.
Si chiama suicidio ogni morte che risulti mediatamente o immediatamente da un atto positivo o negativo compiuto dalla vittima stessa.
L'uomo che pone fine ai suoi giorni mostra meno il vigore della sua anima che il fallimento della sua natura.
Se perdessi tutto sono sicuro che finirei come Ernest Hemingway o Romain Gary. Il suicidio è una cosa da grandi uomini.
L'ossessione del suicidio è caratteristica di colui che non può né vivere né morire, e che non distoglie mai l'attenzione da questa duplice impossibilità.
Se non hai deciso di ciucciare il tubo del gas o mangiare la canna della pistola o di fare una lunga passeggiata su un pontile molto corto, ci sono cose alle quali non si può dire di no.
Bisogna osservare bene questo: ai nostri tempi il suicidio è un modo di sparire, viene commesso timidamente, silenziosamente, schiacciatamente. Non è più un agire, è un patire.
Bisogna concedere ai barbari la chance di essere un animale, con una sua compiutezza e un suo senso, e non pezzi del nostro corpo colpiti da una malattia. Bisogna fare lo sforzo di supporre, alle loro spalle, una logica non suicida, un movimento lucido, e un sogno vero.