Pensiamo perché non sappiamo.
Oggi il nome "democrazia" è rimasto alle usurocrazie, o alle daneistocrazie, se preferite una parola accademicamente corretta, ma forse meno comprensibile, che significa: dominio dei prestatori di denaro.
Nessun uomo conosce il significato di una QUALSIASI cosa pubblicata in un qualsiasi giornale se non conosce quali interessi controllano il giornale.
È necessario tenere le proprie idee separate e non lasciarle urtare l'una contro l'altra.
Il pensiero s'impernia sulla definizione delle parole.
Un uomo che pensi correttamente, molto probabilmente pensa ai propri affari. Quando non è così, egli smette di pensare ai propri insignificanti affari per occuparsi di quelli degli altri.
Se pensare è equivalente a lavorare, io ho dedicato ad esso quasi tutte le mie ore di veglia.
Che importa quello che faccio? Domandatemi quello che penso.
Chi pensa profondamente sa di aver sempre torto, comunque agisca e giudichi.
Sono poche le persone che pensano, però tutte vogliono giudicare.
Il pensare divide, il sentire unisce.
Il pensiero ingrandisce il nostro piccolo essere che è come un granello di sabbia di fronte all'eternità.
Un uomo può sopportare molto finché può sopportare se stesso. Può vivere senza speranza, senza amici, senza libri, perfino senza musica, fino a quando può ascoltare i propri pensieri.
I pensieri sono spiriti in movimento come le onde del mare che fanno sentire la loro voce infrangendosi sulla riva.
Lo specchio riflette in modo esatto: non commette errori perché non pensa. Pensare significa essenzialmente commettere errori.